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Il PRETE Parte I
di Cicciolina
22.08.2024 |
7.266 |
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"E il pensiero di lui, immaginare situazioni non mi lasciava..."
Storia veraNel mese di settembre 2023 ho affiancato un collega, per qualche giorno, con cui di solito non sono in squadra, un lavoro in una chiesa.
Arrivati sul posto, procediamo con presente il sacrestano, a valutare cosa c'era da fare e organizzarci di conseguenza.
Iniziamo il lavoro, quando da una porta della sacrestia, compare un uomo, un bell'uomo, un figo davvero, penso tra me e me.
Alto 1,85 circa, brizzolato sui 58 anni, poi rivelati 63, lungilineo, occhi azzurri e sorridente, in abiti borghesi.
Buongiorno siete?
Siamo qui per il lavoro del riscaldamento. E la presa di corrente che ci è stata indicata.
Io sono Claudio e lui è Pietro.
Io sono Don Antonio (tutti i nomi, sono di fantasia per privacy).
Qualche battuta ancora e andiamo avanti.
Ad un certo punto vengo richiamato da Don Antonio per una consulenza di lavoro:
Di presa di corrente, se ne può installare una anche qui, per una stufetta? Quando posso, confesso qui e le donnine, hanno freddo in inverno.
E io rispondo
queste donne, tutte uguali se fa caldo è troppo, se fa freddo tremano e quando vogliono essere riscaldate si lamentano sempre per ogni cosa.
E lui,
Sei sposato? Si sposato divorziato e ho una compagna di cui farei volentieri a meno. Tanto non me la da mai. Non la cerco nemmeno più, ti fanno passare la poesia.
E il don si mette a ridere.
Dopo il mio collega mi dice, ma sei matto a parlare così con un prete?
Ho detto solo la verità, cosa c'è di male.
I falsi moralismi di circostanza, non sono miei.
Poi il don era li a guardare il nostro lavoro, qualche parola e a fine lavoro siamo andati via.
Poi ha iniziato, a venirmi in mente, di continuo, quel figo del Don, che avevo incontrato. Anche se trav in segreto e insospettabile uomo con una compagna, non avevo mai provato attrazione da uomo, verso un'altro uomo. Il mio desiderio era soddisfare il piacere di uomini maturi, travestita da femmina, essere trattata da femmina troietta vogliosa di caxxo.
Il mio chiodo fisso stava diventando, involontariamente lui, i miei desideri, i miei stessi sentimenti, le mie tante fantasie sessuali lui, Don Antonio. E fosse una cotta?
Immaginavo di andare a confessarmi da lui, raccontargli la mia storia da troietta puttanella e non appena avessi visto, un rigonfiamento sotto la tonaca, approfittare di lui, iniziando a toccargli il suo arnese, fino a sentirlo dire, vieni piccola, guarda che bello e spompinarlo a dovere, fino a ricevere, la benedizione dal suo nettare. O poi mi smontavo, per la paura di essere cacciata via.
Ma niente, qualcosa mi frenava, forse proprio essere cacciata, forse era troppo. E il pensiero di lui, immaginare situazioni non mi lasciava.
Ogni volta, che mi sditalinavo la mia fichetta anale, il mio pensiero era Don Antonio.
Finché un paio di mesi dopo, sono passato ancora, con il mio titolare a vedere e valutare un'altro lavoro. Il solo essere li mi creava un eccitazione mentale, mai provata prima, il vederlo ancora solo pochi minuti, aveva accentuato i miei desideri e le mie fantasie da troietta puttanella. Fino a diventare il mio ultimo pensiero, prima di dormire e il mio primo appena sveglio.
Praticamente quasi una cotta per quel figo di Don Antonio.
L'idea, di essere coccolata con dolcezza, ma anche presa, sottomessa, posseduta e dominata da lui, era diventato un continuo, credo che mi lascerei fare qualsiasi cosa.
E intanto la mia voglia di vederlo e andare a confessarmi, di cercarlo, cresceva di giorno in giorno.
Fino a quando un giorno, un mattino di luglio, presi coraggio e provai a contattarlo telefonicamente in parrocchia. La prima chiamata rispose una signora, la segretaria e le chiesi di passarmelo. Ma appena passato, chiesi scusa, dicendo che non avevo il coraggio di parlare con lui. Mi disse che il pomeriggio era solo, se volessi passare a parlare. Cercò di essere gentile ma riagganciai la chiamata.
Un paio d'ore dopo, presi di nuovo coraggio, lo richiamai e gli raccontai, quanto mi piaceva, fin dalla prima volta che lo avevo visto. Che ci eravamo visti in chiesa, solo un paio di volte e uno leggero scambio di parole. Cercò di invitarmi, gentilmente a parlare di persona, di capire chi fossi, invitandomi anche a pranzo o a cena, ma gli dissi che non ero ancora pronta per parlare di persona. E che forse non era il caso. Magari più avanti, quando mi sarei sentita pronta.
Fine prima parte.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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